SEGNI CLINICI
L'otosclerosi è una malattia metabolica del labirinto
osseo che spesso si manifesta immobilizzando la platina
della staffa e perciò deteminando un'ipoacusia trasmissiva.
La bilateralità è molto frequente, solo un quarto dei
casi rimangono unilaterali.
Il settatanta per cento dei pazienti notano la comparsa
dell'ipoacusia in un'età compresa tra gli 11 e i 30 anni.
Questa patologia è più comune nei bianchi (0.5-2% della
popolazione), infrequente nei neri e praticamente non
esistente in Asia e fra gli Indiani americani.
Una storia familiare positiva per otosclerosi è presente
tra il 50 e il 70% dei casi.
Casi sporadici possono far pensare a fenomeni ereditari
autosomici recessivi o a mutazioni spontanee.
Anche se l'otosclerosi è soprattutto una patologia dell'apparato
uditivo, segni e sintomi vestibolari possono presentarsi
molto più frequentemente di quanto si possa immaginare.
Cody e Baker trovarono che il 46% di 500 pazienti affetti
da otosclerosi non trattata chirurgicamente lamentavano
sintomi vestibolari.
I sintomi più comuni erano attacchi ricorrenti di vertigine
(26%) e disequilibrio (22%), e più importante era l'ipoacusia,
più importanti erano i sintomi vestibolari.
FISIOPATOLOGIA
Il principale reperto patologico nell'otosclerosi è il
riassorbimento di tessuto osseo normale, soprattutto attorno
ai vasi sanguigni, e la sua sostituzione con tessuto connettivale
fibroso.
Con il tempo in questa area di riassorbimento si produce
osso immaturo basofilo.
Dopo molti cicli di riassorbimento viene prodotto un
osso maturo acidofilo con una matrice laminare.
Le aree predilette delle foci otosclerotiche sono la
regione della finestra ovale, della finestra rotonda,
la parete anteriore del condotto uditivo interno e la
platina della staffa.
Anche se l'ipoacusia trasmissiva è la caratteristica
dell'otosclerosi, il repertamento di una ipoacusia mista
(combinazione di una ipoacusia trasmissiva e neurosensoriale)
è molto frequente, soprattutto dopo un certo periodo.
La componente neurosensoriale è probabilmente causata
da foci otosclerotiche che colpiscono il legamento spirale
della chiocciola, determinando la sua atrofia.
La causa della sofferenza labirintica in pazienti otosclerotici
invece è poco nota.
Secondo alcuni Autori è possibile una deformazione meccanica
diretta del labirinto o una alterazione biochimica dei
liquidi dell'orecchio interno.
Liston studiando ossa temporali con molteplici foci
otosclerotiche ha notato casi di idrope endolinfatica.
Sando e collaboratori hanno invece identificato foci
otosclerotiche in corrispondenza del nervo vestibolare
superiore che era degenerato, analoga degenerazione era
presente anche a livello dell'epitelio sensoriale della
cresta ampollare del canale semicircolare laterale.
DIAGNOSI
La diagnosi di otosclerosi è basata sul repertamento
di una ipoacusia trasmissiva mono o bilaterale in un paziente
con il quadro clinico descritto in precedenza (vedi segni
clinici).
All'inizio della malattia l'ipoacusia è trasmissiva,
poi diviene mista.
Il timpanogramma è di ampiezza ridotta o piatto, assenza
del riflesso stapediale.
Circa il 10% dei pazienti presenta iperemia della mucosa
del promontorio dell'orecchio medio visibile attraverso
la membrana timpanica (segno di Schwartze).
Potenziali evocati uditivi: spesso normali.
L'esame otoneurologico evidenzia un deficit vestibolare
alle prove caloriche nel 50% dei casi.
La TC ad alta risoluzione dimostra la presenza di focolai
otosclerotici a livello della finestra ovale, della finestra
rotonda, della parete anteriore del condotto uditivo interno
e della platina della staffa.
TERAPIA
L'unica terapia medica attuabile è con Sodio-fluoruro
40-50 mg/die (somministrato con calcio e vitamina D) che
in alcuni pazienti sembra ritardare la progressione della
malattia.
La terapia chirurgica dell'otosclerosi è volta a migliorare
l'ipoacusia trasmissiva.
Sono stati sviluppati molti interventi chirurgici e la
maggior parte hanno un'alta probabilità di successo per
quanto concerne il deficit uditivo.
Controverso è invece il risultato dell'intervento nei
confronti dell'apparato vestibolare, infatti sembra che
la terapia chirurgica possa aggravare i sintomi vestibolari.
Gli studi di Smyth hanno infatti dimostrato che a 3 mesi
dall'intervento il 30% dei pazienti operati presentavano
una riduzione della funzionalità vestibolare alle prove
caloriche che invece prima dell'intervento era normale.
In questi casi risulta fondamentale la riabilitazione
vestibolare.
La protesizzazione acustica è invece la scelta elettiva
per quei pazienti che non possono o non vogliono essere
operati.