VERTIGINI E/O ACUFENI E DISORDINI CRANIO-MANDIBOLARI

 

Nel marzo del 1934 sul vol. 43 dell' Ann Otol Rinol Laryngol, James B. Costen, otoiatra della Washington University School of Medicine e dell'Oscar Johnson Institute di St. Louis, parlò per la prima volta di una "sindrome caratterizzata di sintomi auricolari e sinusali dipendenti dalla disturbata funzione dell'articolazione temporomandibolare".
I sintomi che Costen aveva identificato erano nell'ordine: ipoacusia variabile nel tempo, "fullness" soprattutto postprandiale, lievi acufeni a bassa frequenza e raramente schiocchi alla masticazione, lieve instabilità o crisi vertiginose severe che si risolvevano dopo insufflazioni tubariche, cefalea severa e costante soprattutto occipitale e serotina, orofaringodinia urente.
Per giustificare i sintomi otologici, Costen si era immaginato un'etiopatogenesi meccanica e più precisamente attribuiva all'insufficienza tubarica secondaria alla malocclusione la causa dell'ipoacusia, della fullness e persino della vertigine.
Il vero responsabile era il capo superiore del muscolo pterigoideo esterno che in caso di marcato "overbite" si poteva rilassare favorendo lo schiacciamento della tuba.
Inoltre il tensore del velo, anch'esso allentato dalla anormale posizione della mandibola, avrebbe perso parte della sua efficienza nel determinare l'apertura della tuba stessa.
Infine la stessa lassità capsulo ligamentosa avrebbe determinato un'ulteriore compressione dei tessuti contro la tuba.
Per giustificare il sintomo dolore Costen pensò a tre meccanismi di tipo neurogeno.
Il primo è causato dall'erosione ossea glenoidea con esposizione del ricco plesso nervoso algogeno durale del basicranio. Il secondo è determinato dalla compressione del nervo auricolo-temporale da parte di un condilo ipermobile. Infine il terzo per interessamento della corda del timpano. Benché il modello proposto da Costen sia attualmente superato, non si può che rimanere ammirati dalla eccezionale intuizione di un collega otorinolaringoiatra degli anni trenta, che per primo seppe associare disturbi della sfera ORL con alterazioni dell'apparato della masticazione.
Allo stato attuale dell'arte si riconoscono tre teorie fondamentali: teoria meccanica (una struttura connettivale pseudolegamentosa presente in epoca fetale e chiamata legamento sottile, potrebbe essere in grado di mobilizzare la catena degli ossicini e il timpano in seguito a movimenti dell'articolazione temporomandibolare); teoria anatomica (irritazione del nervo auricolotemporale ma solo nei casi di dislocazione meniscale anteromediale); teoria miogena (ipertono dei muscoli masticatori.
L'ipertono del tensore del timpano determinerebbe onde di iperpressione perilinfatica con disturbi sia a carico dell'apparato udutivo che vestibolare, mentre l'ipertono del tensore del velo non permetterebbe una corretta apertura della tuba con disturbi a carico dell'orecchio medio).
Il dato di fatto è comunque che dopo quasi settanta anni di studi e di ricerche che hanno decretato l'anacronismo della sindrome di Costen, hanno ancora svelato molti meccanismi che legano i disordini dell'articolazione temporo-mandibolare (ATM) ai sintomi otologici e così Parker e Chole nel 1995 hanno scritto:" acufeni e vertigini sono significativamente più presenti in pazienti affetti da patologie del ATM rispetto a … un gruppo di controllo. Attualmente la causa è sconosciuta …
Una cosa molto importante che deve assolutamente essere capita è che la patologia dell'ATM non è in grado di determinare un deficit labirintico, ma può peggiorare il controllo posturale, e se un paziente ha già un deficit labirintico, magari asintomatico a causa del compenso centrale, un disturbo dell'ATM può determinare anche disturbi dell'equilibrio.

 

CAUSE DI DISFUNZIONE DELL' ATM

I disturbi che possono manifestarsi a carico dell' ATM sono molteplici, ma classicamente vengono distinti in capsulari ed extracapsulari.

I disturbi extracapsulari determinano la sindrome miofasciale e sono di origine muscolare, mentre quelli capsulari possono essere determinati da un'incordinazione condilo-meniscale, da un processo artrosico o da una sublussazione.

TERAPIA

La terapia se ben condotta è straordinariamente efficace e nella maggioranza dei casi riduce o elimina completamente un acufene originato da una patologia dell'ATM.

La terapia si articola su 3 livelli:

· cura di eventuali stati d'ansia e/o depressivi (farmaci, biofeed back)
· terapia miorilassante (farmaci, fisioterapia, elettrostimolazione)
· terapia causale (molaggio selettivo, ortodonzia, protesi con uso di placche o di bite)

 

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